martedì 17 giugno 2014

The Appointment

Aveva voglia di scrivere, di vomitare fiumi di pensieri su quel foglio bianco, troppo bianco.
Le faceva tremendamente paura il non colore, l'assenza. Quel foglio A4 (210x297 mm) le metteva più ansia di un incontro ravvicinato con Jack Lo Squartatore.

Girò la chiave nella serratura, un timido cigolio le diede il bentornato. Si precipitò in camera e levò via con altrettanta fretta jeans, t-shirt e ballerine. Aprì il secondo cassetto dell'armadio, prese al volo due asciugamani e andò in bagno.
L'acqua le cadeva sulle spalle, sugli occhi, sui seni, sui fianchi e lavava via quei tre anni di eccessi NewYorkesi. Gli occhi vitrei fermi a fissare una interessantissima piastrella monocromatica. Poi li chiuse e si tuffò sotto il getto dell'acqua calda.
Avvolse attorno alla sua figura snella ed elegante un grande asciugamano bianco.
A piedi nudi si diresse in cucina, aprì la terza anta in alto a destra e prese un calice di cristallo, lo poggiò sul tavolo, poi si avvicinò alla libreria della zona living del suo monolocale romano ed estrasse dalla piccola ma interessante cantina una bottiglia di rosso d'annata. Le piaceva da morire l'accostamento vino e libri, lo trovava tremendamente sexy, come due corpi
caldi
e sudati
e passionali
che si uniscono e allontanano in una danza selvaggia.
Versò l'inebriante rubino nel calice e andò nel piccolo terrazzo; si sedette sul dondolo e bevve un sorso.
Era una calda notte d'estate e l'aria profumava di gelsomino e fiori notturni. La Città dormiva in un silenzio surreale ai suoi piedi. Rimase così per non so quanto tempo, sorseggiando e respirando, che non si accorse nemmeno del miracolo sul suo viso.
Squillò il telefono, alzò la cornetta e ... sapeva già.
D'un tratto si svegliò da quel torpore e andó in camera, indossò un elegante tubino nero che lasciava scoperta la schiena, salì su un paio di Louboutin, raccolse i capelli in un morbido chignon, vestì le labbra di un caldo rossetto rosso e un paio di orecchini di perla ad impreziosire il tutto.
Tornò in soggiorno e si sedette al tavolo di vetro, mise via il suo portatile e prese un foglio bianco A4 (210x297 mm) e una penna. Nemmeno un attimo di esitazione.
Era bellissima e sicura di se per l'appuntamento più importante della sua vita.
Scrisse il suo nome e nell'aria musica jazz.

Per aspera sic itur ad astra
Ila.

mercoledì 27 novembre 2013

23 novembre 2013

Sabato 23 Novembre 2013, pomeriggio, Roma mi accoglie con una pioggerellina in stile "british" alla stazione Tiburtina. Attraverso la strada per andare a prendere la metro, ma prima voglio fermarmi un attimo. Sì, un attimo solo per respirare quell'aria sicuramente poco salubre ma carica di aspettative in quel momento per me. 

Ogni viaggio che faccio, in ogni luogo dove approdo, lì approda anche il mio cuore. E mi piace raccontare ciò che il mio cuore vede e sente, quello che pensa ... e vi assicuro che Roma raccontata da questo organo pulsante è uno spettacolo inaudito!

Prendo la metro, e i miei pensieri viaggiano più veloce, tra poco inizierà il mio weekend con G. 
Mi ha appena chiamata per dirmi che il suo treno porta qualche minuto di ritardo, ma sarà lì tra poco. Nel frattempo, in piedi, osservo i visi degli altri passeggeri. Qualcuno sta rincorrendo i propri pensieri tra i ritmi di una canzone che riesco a percepire appena, qualcun'altro invece chissà in quale posto del mondo sta vivendo insieme ai protagonisti di quel libro che ha tra le mani. Poi c'è quella giovane coppia in fondo al vagone, teneramente abbracciati, occhi negli occhi e poi provano a strappare attimi di eternità con qualche bacio.
E' sabato pomeriggio e incontro molti più sorrisi di quanti potrei trovarne il lunedì mattina.
Arrivo alla mia fermata, S.Giovanni, ora non mi resta che andare alla ricerca del Bed&Breakfast prenotato. La pioggia si è fatta più intensa e violenta, le luci si sono accese e riflettono nelle pozzanghere d'acqua mentre la volta celeste è diventata un mantello scuro.
Chiedo informazioni ad un passante e finalmente eccomi nella vietta lastricata di sampietrini bagnati. La mia stanza e una cioccolata calda mi attendono.
Dopo poco arriva anche G. e i miei pensieri si fermano, ora è tempo di vivere ogni singolo attimo. 
Siamo usciti, la prima parte della serata probabilmente non è stata esattamene ciò che ci aspettavamo, ma si sa, gli imprevisti accadono e nonostante questo i suoi sorrisi, le battute, le nostre mani, gli sguardi, c'erano e mi bastavano. 
Siamo tornati a "casa" finalmente io e lui da soli, una cosa sola, mentre la città Eterna fuori continua a vivere e si specchia, fanatica, sulle strade bagnate. 

Probabilmente è l'alba di domenica 24 Novembre 2013, io sono sveglia (in realtà ho un occhio aperto ed uno chiuso) ma voglio guardarlo dormire ed ecco il Liga che mi presta le sue parole

 "E ti guardo mentre sogni, e mi tocca stare fuori, e mi tocca solo immaginare"

Mi riaddormento.
Ci svegliamo che sono le dieci passate, colazione, passeggiatina nella città che ha preso a vivere questa domenica mattina di sole accarezzati da un'arietta frizzante. 
E' arrivato il momento di salutarci, ora anche noi sulla metro come quella coppia in fondo al vagone, occhi negli occhi proviamo a strappare attimi di eternità con un bacio.

Ho qualche ora per passeggiare da sola tra le strade e i negozi, tra lucine e lustrini di Roma prima di riprendere il pullman e tornare a casa.

Riprendo la metro direzione stazione Tiburtina, è affollata, ancora una volta osservo i volti. Ora nei loro sguardi vedo la nostalgia per un weekend trascorso e che si vorrebbe far durare all'infinito, domani sarà lunedì, una nuova settimana comincia.

Sono sul pullman per tornate a casa, le luci si spengono, il viaggio continua ... 




Per aspera ad astra.
                   Ila.